TaiJi Quan, lento o veloce?

TaiJi Quan, lento o veloce?

E’ opinione diffusa che la caratteristica più tipica del Taiji Quan sia il movimento lento. Formulata così questa idea è errata; ci avviciniamo un po’ alla realtà se al termine “movimento lento” sostituiamo quello di “movimento rallentato”. Si pensi a un musicista che deve imparare a suonare un passaggio molto veloce e difficile: lo dividerà in parti, lo eseguirà dapprima lentamente, poi man mano che ne acquista la padronanza, aumenterà la velocità fino a raggiungere quella ideale. Analogamente, il praticante taiji aspira a muoversi, fisicamente e mentalmente, alla velocità reale della vita, ma sviluppando un’Intelligenza corporea più evoluta accompagnata e guidata da una presenza mentale sempre più profonda.

Questo è il primo livello di impiego del movimento rallentato: ci permette di decodificare ogni passaggio nei minimi dettagli (allineamento, tono muscolare, organizzazione della catena cinetica propria di ogni gesto o sequenza) ricostruendolo via via in modo sempre più fluido ed efficace, come il musicista di cui sopra.

Tuttavia, ecco il vero segreto del movimento rallentato, per fare questo fine aggiustamento motorio dobbiamo entrare nel territorio tradizionalmente definito “lavoro interno” (Nei Gong) che consiste prima di tutto nell’immergere la coscienza nel corpo fino al punto da sentire e comprendere il linguaggio dei sensori propriocettivi (pressione, calore, posizionamento articolare, ecc.) attraverso i quali il cervello regola postura e movimento. Nel fare questo a poco a poco la mente impara a connettere tutte queste sensazioni, che sono l’aspetto interno del movimento visibile, in un flusso coerente e intenzionale (“Yi” , intenzione, proposito) che precede e genera il movimento stesso. Attraverso il movimento rallentato la mente impara a essere molto più veloce del corpo. Nei Classici del taiji si legge: “Se l’avversario non si muove io non mi muovo, se l’avversario si muove io mi muovo prima”.

Tutte le scuole di Taiji hanno nel loro repertorio una forma lenta, non è detto che si tratti sempre di “movimento rallentato” e di vero lavoro interno.
Non tutte le scuole di taiji hanno nel loro repertorio una forma veloce. Nella nostra scuola questa è presente e viene impiegata per imparare a portare il lavoro interno alla sua piena espressività.
Va anche detto che il movimento lento non è caratteristico solo del Taiji, vi sono altri stili marziali che lo impiegano correntemente, si veda ad esempio il Wing Chun, che pure ha una forte vocazione al combattimento reale.
Non sappiamo in realtà se l’allenamento lento sia sempre esistito nel Taiji o se sia comparso ad un certo punto della sua evoluzione, certo è che il livello di finezza e profondità del lavoro interno quale traspare dalla letteratura classica di questa disciplina non sarebbe mai raggiungibile senza questo fondamentale strumento.


Marco Venanzi