Istruttori Taiji

Marco Venanzi (Presidente del Drago che Nuota)

Sono nato nel 1950. Mi sono laureato in medicina, a Milano, nel ’75. Nel ’77 ho iniziato lo studio dell’ Omeopatia, perfezionandomi presso la Facoltà di Omeopatia di Londra (1985). Fra il 1991 e il 1996 ho seguito corsi di specializzazione in agopuntura e ipnosi. Lavoro come libero professionista a Milano. Mi sono avvicinato alle arti marziali all’età di 14 anni, con il Judo, proseguendo poi con Aikido e Karate, Kenjitsu e Iaido secondo le Scuole Katori Shinto e Hoki Ryu.

Istruttori tai chi milano

Parallelamente, dal 1976, ho seguito un percorso formativo in meditazione e Hatha Yoga di cui sono riconosciuto insegnante presso lo Sri Narain Ashram (India) Ho iniziato lo studio del Tai chi chuan nei primi anni Ottanta, indirizzato a questa disciplina dall’allora mio maestro di Karate Angelo Abbruzzo. Nel corso degli anni ebbi occasione di incontrare maestri cinesi molto validi, quali Chen Zheng Lei e Chen Xiao Wang (stile Chen), Ye Xiao Long (stle Yang) e Wang Hao Da (stile Wu). Per diversi anni frequentai il Maestro Yang Ling Shen per conoscere gli altri cosiddetti “stili interni” cinesi (Yi Quan, Ba Gua, Xing Yi). Da tutti imparai qualcosa di valido, ma non trovai una traccia che mi convincesse completamente fino al 1997, quando, abbastanza per caso, incontrai ad un festival di Belgioioso Tiziano Grandi, straordinario ricercatore nel mondo dell’arte marziale e delle discipline del corpo; fui molto colpito dalla dimostrazione dei suoi studenti che presentavano gli esercizi didattici di base della scuola Huang. Tale scuola, che rientra nell’area dello stile Yang, prende nome dal suo fondatore, Maestro Huang Xin Xian, a sua volta allievo del “Vecchio Professore” Cheng Man Ching. Pochi successivi incontri individuali con Tiziano mi convinsero della validità del sistema, che adottai senza riserve. Nonostante le diversità di età e carattere, la comune passione per l’arte del Taiji , e anche per il rock-blues degli anni sessanta – settanta, ci permisero di costruire una relazione di collaborazione feconda, anche se a volte burrascosa, durata una buona quindicina d’anni, durante i quali sono accadute molte cose. Un libro scritto insieme (“Fondamenti di Tai Chi Chuan”), una vasta delegazione di maestri della Scuola Huang trasportati a Milano dalla giungla malese e dai quali ebbi l’onore di ricevere il diploma di istruttore, una notevole espansione di questa scuola in Italia e ad un certo punto, sempre grazie al fiuto e all’ostinazione di Tiziano Grandi, l’incontro con Patrick Kelly, uno dei più interessanti esponenti della Scuola Huang, che costituisce attualmente il mio riferimento didattico nell’ambito del TaiJi. Tengo inoltre corsi di Qi Gong terapeutico e marziale secondo l’insegnamento del Prof. Li Xiao Ming, della facoltà di Medicina Tradizionale Cinesi di Pechino, con il quale ho completato il mio percorso di studi nel 1997. Sono presidente dell’associazione culturale Il Drago che nuota (Tai chi chuan, Chi Kung, meditazione taoista).

Michelle Bénassy (Segretaria del Drago che Nuota)

Sono nata nel 1953 ad Hanoi. Mi sono diplomata presso il Monastero Buddista Zen “Enzo-Ji Il Cerchio”, dove ho conseguito il Master di Zen Shiatsu. Partecipo ai seminari (primo e secondo livello) di Massaggio Ayurvedico tenuti da Michele Rainieri e ai seminari condotti dal Dott. Prashad. Ha conseguito il diploma di Massaggio Tradizionale Cinese e di Qi Gong Terapeutico della Bejing University of Chinese Medicine seguendo l’insegnamento del Prof. Li Xiao Ming , direttore a Pechino di questa scuola. Sono istruttore di Tai chi chuan, stile Yang, della scuola Chen Man Ching che ho perfezionato attraverso il percorso dei seminari di formazione avanzata con il Maestro Patrick Kelly.

 

E chi non c’è più………….

Flavio Radici

Responsabile della sezione di Brescia del Drago che Nuota, ci ha purtroppo lasciati all’inizio di settembre 2016 dopo un periodo doloroso di malattia che ha affrontato con coraggio e vero spirito guerriero. Mantengo il suo nome fra gli istruttori perchè  mi piace pensare che in qualche modo sia ancora fra di noi.