Ritrovare gli Spiriti, forme e essenza del Qi Gong

“…il metodo è prima di tutto di non mancare il radicamento agli Spiriti”
Così viene descritto in uno dei più antichi e autorevoli testi di Medicina Cinese l’orientamento di una buona terapia. Gli Spiriti (Shen), entità collettiva difficilmente inquadrabile dentro i confini del nostro modello di pensiero, possono essere considerati come l’insieme delle istruzioni più generali e originarie per la gestione del nostro sistema biopsicologico…….

Se una buona terapia parte da lì è da un disturbo dell’armonia degli spiriti che parte la malattia ed è in quella direzione che come praticanti di Qi Gong vogliamo muoverci; il nostro compito è di favorire l’operatività degli Shen in noi, entro i limiti dettati dalla nostra costituzione genetica, creando per loro uno spazio relativamente libero dalle nostre “cicatrici” emozionali e dai condizionamenti fisici e psichici che la vita ha determinato in ciascuno di noi. La salute a cui possiamo aspirare da questo punto di vista consiste essenzialmente in un incremento, o recupero, della nostra capacità di adattamento alla vita, ciò che in linguaggio taoista chiameremmo “naturalezza”.
Il processo alchemico del Qi gong viene così sintetizzato in una delle più classiche formulazioni:
Lian Jing Hua Qi”, allenare (raffinare) l’essenza (Jing, partimonio fisico-genetico) per trasformarla (Hua) in Qi (energia – informazione)
Lian Qi Hua Shen”, raffinare il Qi per trasformarlo in spirito
Lian Shen Hua Xu”, raffinare lo spirito per riportarlo al Vuoto (Xu)
Lian Xu he Dao”, raffinare il vuoto per fondersi (he) con il Dao
In termini più concisi si dice anche” Allenare il Corpo, allenare il Respiro, allenare il Cuore”. Il Cuore, residenza privilegiata degli Spiriti, non è naturalmente solo il cuore fisico, ma è piuttosto il centro profondo della persona e un “Cuore tranquillo, silenzioso (Xin Jing)” è la casa di cui gli Spiriti hanno bisogno. Questo “centro del Cuore” tuttavia non è solo un luogo di calma ma anche, e soprattutto, un propulsore primario della nostra vita; così come il cuore fisico lancia con forza il sangue nelle arterie, così il “centro del cuore” psichico genera le nostre azioni più sagge, sane e potenti.
L’accesso a questo “centro del Cuore” passa necessariamente da una zona di silenzio profondo a cui non è facile accedere e che, ecco il paradosso del Qi Gong , del Tai Ji e di qualsiasi disciplina di sviluppo interiore, spesso viene schermata da ciò che sappiamo o crediamo di sapere; noi abbiamo bisogno di studiare e memorizzare una quantità di conoscenze su come funzioniamo, una quantità di procedure e tecniche che costituiscono la nostra “mappa e istruzioni” di viaggio, e benchè tutto ciò sia indispensabile per poterci muovere con precisione e in sicurezza, tuttavia costituisce nello stesso tempo l’insieme di quelle “conoscenze formalizzate” che possono ostacolare “l’arte del cuore”.
Un esempio tipico è la diagnosi, sia essa di medicina occidentale o cinese (per esempio uno specifico squilibrio energetico), che può trasformarsi nella mente di chi la riceve da nome descrittivo di un modello operativo in una apparente spiegazione, assumendo una sostanza che non ha. La diagnosi descrive ma non spiega il perché le cose funzionano in quel modo. Prendiamo un’ultima ancora più concisa e altrettanto famosa formulazione:
“Yi Qi Li”: L’Intenzione-Proposito (Yi) guida l’Energia-Informazione (Qi) che genera gli effetti fisici (Li, forza); nessun metodo può modificare gli effetti fisici senza modificare il patrimonio informazionale che li ha generati, e questo non può essere modificato se non modulando le rappresentazioni mentali che ne stanno alla base. Pertanto chi pratica Qi Gong avrà cura di cercare la qualità nell’esecuzione degli esercizi più che di impararne tanti, assicurandosi, ascoltando dentro di sé alla massima profondità che la sua esperienza gli permette, che corpo, respiro e cuore si sviluppino insieme e in armonia nella direzione giusta, dal pieno verso il vuoto.