I miei Maestri, Angelo Abbruzzo

I miei Maestri, Angelo Abbruzzo

Da tempo avevo in mente di scrivere qualcosa sul mio percorso e sulle persone che in misura maggiore o minore hanno influenzato la mia ricerca nell’ambito marziale e spirituale. La morte del Maestro Angelo Abbruzzo, avvenuta pochi giorni fa, mi impone di inziare con un saluto a lui. Il Centro del Dharma (quando ci misi piede per la prima volta nel lontano 1976 si chiamava ancora “Oriental Center”) di Via Veniero 4 a Milano fu per molti anni una straordinaria fucina di insegnanti di karate, Hatha Yoga, Meditazione e successivamente anche altre cose.

Angelo non è stato il mio primo insegnante, ma certamente il mio primo Maestro poichè mi ha dato alcuni fondamenti duraturi e una formazione coerente e completa nelle discipline che insegnava. Mi fu caldamente raccomandato da un amico, compagno di università, che mi disse riferendosi ad Angelo e a suo fratello Franco “Sono un po’ buddisti, ma non farci caso, nel karate sono veramente bravi….”.  Allievo diretto del Maestro Shirai, Angelo fu fra i pionieri del Karate in Italia. All’epoca l’allenamento del Karate Shotokan era di una durezza difficilmente oggi pensabile, ma la forza trainante di Angelo riusciva a portarci sempre un po’ oltre quelli che parevano limiti insuperabili, e già questo, per chi ci è passato, è stato una scuola fondamentale. Con lui nell’arco di una dozzina d’anni passai dalla cintura bianca al terzo Dan. In quegli anni apparve chiara una delle doti maggiori di Angelo, la capacità di cercare ciò che poteva essere utile anche al di fuori degli stretti confini di una scuola specifica, integrando sempre il tutto in modo armonioso. Così nel nostro allenamento basato sul programma Shotokan erano presenti Kata presi da altre scuole per specifiche finalità, come Sanchin (dal Goju Ryu) e Seienchin (Dallo Shito Ryu) e forme di allenamento tratte dal Sankukai e Nambudo del Maestro Nambu, nonchè tecniche di Judo, di cui pure Angelo era esperto. Come nota di colore voglio ricordare che anche nell’abbigliamento di pratica dopo alcuni anni Angelo manifestò un piacevole eclettismo, per cui dal karategi bianco uguale per tutti (tranne che per il colore della cintura) si passò gradualmente alle fogge più diverse, sempre decorose e consone alla disciplina; dunque si cominciarono a vedere pantaloni o giacche nere, Hakama da aikido e via dicendo e questo senza che il rigore della pratica ne risentisse minimamente.

Il secondo ambito in cui Angelo aveva una profonda competenza era lo Hatha Yoga, arricchito dai metodi del Kryia Yoga di Yogananda. Mi appassionai subito a questa disciplina perchè mi fece scomparire rapidamente certi fastidiosi doloretti e rigidità che sentivo al mattino al risveglio, scoprendone poi nel tempo tutti i significati, grazie anche ad alcune letture fondamentali che Angelo mi consigliò. Praticai Yoga con regolarità parallelamente al karate raggiungendo la qualifica di insegnante. Mentre percorrevo queste due strade arrivò anche la Meditazione, prima nella rigorosa forma dello Zen giapponese (Angelo era stato allievo del grande Maestro Deshimaru), poi nella ricchezza della tradizione Vipassana.

Fu Angelo stesso a farmi conoscere il Tai Chi Chuan che poi diventò, e a tutt’oggi è, la mia strada di pratica e di insegnamento. Spesso mi consigliava di andare a curiosare da altre parti per trovare qualcosa che espandesse la mia esperienza.

Tutti coloro che lo hanno seguito in vari momenti racconteranno storie diverse, Angelo riusciva a dare a ciascuno il “nutrimento” giusto.

A me ha trasmesso un dono del cui valore forse solo oggi mi rendo pienamente conto: una traccia forte e chiara da seguire e un messaggio altrettanto chiaro: “Non attaccarti a nessuna scuola, non attaccarti a nessun Maestro, nemmeno a me”. Non mi diede mai alcuna verità come unica e assoluta ed evitò accuratamente che io mi avvicinassi troppo, anche in certi momenti in cui non mi sarebbe dispiaciuto aver un “Guru” onnicomprensivo.

Dopo tanti anni in cui non ci siamo più visti nè sentiti ho avuto il grande  anche se doloroso privilegio di poterlo incontrare nei suoi ultimi giorni di vita e così ho avuto modo di riconnettermi a lui per un momento e ringraziarlo di tutto ciò che da lui ho ricevuto, e sento di averlo fatto anche a nome di chi non ha avuto questa opportunità.

Ieri sera, in meditazione, ho sentito con forza la sua presenza, non nel senso di una presenza vicino a me, quanto di un risvegliarsi di memorie immerse indelebilmente nel corpo, nel respiro e nella mente profonda.

Caro Angelo, buon viaggio!

Marco Venanzi

Due foto dei vecchi tempi:

Io e Angelo al matrimonio di due comuni amici

Angelo, in fondo, copre le spalle a un gruppo di valorosi karateka dopo l’allenamento con il Maestro di Tai Chi cinese Chen Zhenglei, 1991

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