La spada come parte del corpo? Neurofisiologia della distanza

Nella tradizione marziale giapponese il concetto di distanza è espresso con la parola “Maai”, a sua volta composta da “Ma”, che significa propriamente distanza, e “Ai” che significa unire……

 

 Dunque distanza come ciò che separa ma anche unisce, non solo in senso spaziale, ma anche temporale, come ad esempio la distanza fra due note; Maai pertanto implica non solo una misura di spazio ma anche un dinamismo e un ritmo nell’avvicinarsi, nell’allontanarsi, nel prendere contatto e nel lasciarlo, e questo ne fa un termine adatto a descrivere ciò che avviene nella pratica a due del Taiji, sia essa svolta a mani nude o con un’arma.

Come nasce lo spazio intorno a noi?

Il nostro sistema motorio appare oggi molto più complesso di quello che si pensava; per il nostro cervello agire e conoscere sono due funzioni strettamente connesse, inseparabili, tanto che potremmo dire che ciò che sappiamo del mondo intorno a noi è codificato come un insieme di azioni che abbiamo compiuto e che pensiamo di poter compiere in quello spazio.

E’ probabile che le prime tracce di una sensazione di “spazio intorno a noi” si formino nell’utero e che si generino per via tattile, dal toccare le pareti dell’utero e il proprio corpo. Ciò non è molto diverso nel neonato in cui la vista è molto rudimentale e in cui probabilmente l’unica cosa che si vede distintamente sono le proprie mani e i loro movimenti.

Sembra che l’elaborazione delle informazioni visive sia essa stessa fortemente permeata di azione, passando attraverso un circuito “semantico” che definisce oggetti e collocazione spaziale (cosa vedo, dov’è?) e un circuito “pragmatico”  che provvede alla programmazione motoria  (cosa posso fare in relazione a ciò che vedo?)

Vedere con la mano

“… il vedere che guida la mano è anche, se non soprattutto, un vedere con la mano, rispetto al quale l’oggetto percepito appare immediatamente codificato come un insieme determinato di ipotesi di azione.”

Dunque la prossimità spazio-visiva per il nostro cervello è già contatto per anticipazione della zona del corpo che verrà toccata e attiva schemi motori potenziali a partire dal repertorio d’atti codificato nella rete neurale e modulato dall’attribuzione di significato dell’azione in corso nel contesto dato.

La comprensione del gesto altrui, della sua forma e significato, è operata grazie al sistema dei cosiddetti “Neuroni Specchio” che immediatamente confrontano l’oggetto della visione con quanto di simile si trova nel nostro repertorio gestuale. E’ chiaro pertanto che la qualità del nostro repertorio tecnico-motorio, che cresce con il tempo e l’allenamento, influenza notevolmente la nostra capacità di risposta. Altrettanto fondamentale è l’aspetto “cognitivo” , ovvero il significato che noi, consciamente o inconsciamente, attribuiamo a quanto sta accadendo, e la conseguente configurazione emozionale che viene attivata.

Il mondo del corpo

La ricerca neurofisiologica recente ha dimostrato che esiste una particolare classe di neuroni (cellule nervose) detti “Bimodali” che reagiscono simultaneamente a stimoli somatosensoriali  (anche al più lieve contatto con l’area somatica ad essi connessa, “campo recettivo tattile”, come ben descritto nella trattazione sul Tai JI Quan di Wang Tsung-Yue “…anche una piuma farà sentire il suo peso, e il corpo è così libero di muoversi che una mosca non può posarvisi senza che esso si metta in movimento”) e a stimoli visivi (soprattutto generati da oggetti in movimento, e solo se questi stimoli si presentano  nelle vicinanze del campo recettivo tattile).  In altri termini i campi recettivi visivi appaiono ancorati ai rispettivi campi recettivi tattili dando luogo ad una codificazione dello spazio intorno a noi in termini di “coordinate somatiche”, ovvero lo spazio intorno a me non è semplicemente ciò che vedo, ma ciò che momento per momento è in relazione con la mia mano, la mia testa, il mio braccio, ecc…., uno “spazio per l’azione”.

Vicino e lontano

“Vicino” è ciò che è “a portata di mano”, ovvero tutto ciò che mi offre una possibilità di azione.

“Lontano”  è tutto ciò che è fuori dalla mia portata e nei confronti del quale , pertanto, non ho possibilità di azione.

E’ da notare che un aumento della velocità dello stimolo in avvicinamento produce un’espansione in profondità dei campi recettivi implicati, ovvero la mia mano, se è nell’area dello spazio che copre lo stimolo in avvicinamento, “vede molto più lontano” se questo si muove velocemente piuttosto che se si muove lentamente.

La Spada come parte del corpo

E’ stato dimostrato che quando si impugna un qualsiasi strumento i campi recettivi visivi ancorati alla mano sembrano espandersi fino ad includere lo spazio intorno allo strumento stesso, ovvero lo spazio che a mani nude sarebbe “lontano”  viene rimodellato in “vicino” grazie all’uso dell’attrezzo o arma.

“L’impiego di uno strumento lo lega al nostro corpo come se si trattasse dell’estensione di uno dei suoi organi, fintanto che lo strumento è impugnato”

La spada diventa pertanto un’estensione della mano che “vede” il movimento della spada del partner e attiva modelli di interazione efficaci; alla luce di quanto sopra esposto dobbiamo ricordare che vedere genericamente con gli occhi non è la stessa cosa che vedere con la spada; se gli occhi vedono indipendentemente dalla spada vedono la stessa cosa ma non è detto che la risposta attivata sia logica; si tratta probabilmente di combinare una visione periferica globale con la “visione penetrante” della spada. Se la spada è estensione della mano dovrà essere sempre la mano a guidare la spada; si dice “Fate con il centro del corpo quello che volete che facciano le mani” : Analogamente si può dire “Fate con la mano quello che volete che faccia la spada”.  E’ la mano che guarda attraverso la spada, e deve guardare ciò che conta; il movimento di avvolgimento circolare crea un “campo visivo conico” che copre la figura del partner e che costituisce un vero e proprio “scudo virtuale”; quando, e questo è un errore comune, la punta della spada guarda fuori da questo campo si è persa la relazione centro-mano-spada e ci si trova nella stessa condizione di una persona che guida in autostrada guardando fuori dal finestrino laterale anziché avanti…..

Naturalmente, nel contatto fra le lame il “vedere con la spada” è costantemente sostenuto dal “sentire con la spada” (Ting Jin), ma questo è già un altro argomento.

 

 

                                                                                                                      Marco Venanzi

 

 

Citazioni da: G. Rizzolatti – C. Sinigaglia “So quel che fai” (il cervello che agisce e i neuroni specchio), Raffaello Cortina Editore,

Per chi vuole approfondire la conoscenza delle relazioni fra mente e cervello:

M.Solms /O. Turnbull “Il cervello e il mondo interno” (introduzione alle neuroscienze dell’esperienza soggettiva), Raffaello Cortina Ed., 2004

 

Lascia un commento